Con il sostegno del coordinamento regionale di Libera Liguria, abbiamo inteso promuovere una seria informazione sui fatti di mafia che riguardano il nostro territorio.

Consentire alla cittadinanza di conoscere i principali procedimenti che sono stati celebrati e, nel contempo, monitorare il radicamento e l’evoluzione delle cosche criminali: questi sono i nostri obiettivi. Abbiamo pensato di assolvere a molteplici esigenze: raccontare in modo chiaro i processi, studiare il territorio per cogliere i sintomi della presenza mafiosa, rendere accessibili i documenti giudiziari (ordinanze, sentenze, informative).

La Liguria è una terra di mafia.

Lo testimoniano numerose inchieste che a partire dagli anni ’80 (se non prima) si sono susseguite, periodicamente, con alterne vicende. Talora non è stata raggiunta la prova dell’associazione mafiosa, pur in presenza di fatti gravi idonei a configurare almeno l’associazione per delinquere tradizionale. In altri casi, il crimine mafioso si è mostrato  in tutta la sua rilevanza e sono arrivate pesanti condanne.

Con serietà, disincanto e competenza abbiamo l’intenzione di raccontare la Liguria da una prospettiva mai indagata sino in fondo: la prospettiva di una regione contaminata, prevalentemente sana nel suo tessuto sociale ma al contempo infiltrata nei gangli del potere.

L’Osservatorio si propone di fare luce su fatti e nomi. Indagini e processi. Assoluzioni e condanne. A partire dal processo Teardo, che ha visto l’ex Presidente della Regione condannato per gravi reati – ma assolto dall’accusa di associazione mafiosa – sino alla recente sentenza del Tribunale di Imperia – che dopo trent’anni ha accertato per la prima volta la presenza delle cosche calabresi nel ponente ligure.

La Liguria si è sempre considerata estranea a certe dinamiche, lontana dalla delinquenza mafiosa; nell’indifferenza generale, però, si è risvegliata ‘ndranghetista.

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Davide Ghido

Responsabile Beni Confiscati, Grafico e Videomaker


Laureato in Architettura all’Università degli Studi di Genova con una tesi sulle prospettive di riutilizzo dei beni confiscati. Attivista dal 2012 del presidio di Libera “Francesca Morvillo” di Genova, dell’associazione A.D.eS.SO. e del Cantiere per la Legalità Responsabile. É responsabile tematico dei beni confiscati per il coordinamento di Libera Genova e membro dell’Osservatorio comunale sui beni confiscati del Comune di Genova.

Valentina Lari

Già referente
e autrice


Laureata in Giurisprudenza con una tesi sul fenomeno della contiguità tra mafia e politica ed in particolare sul reato di scambio elettorale politico-mafioso, ha lavorato in uno studio legale di diritto penale e diritto minorile, è abilitata all’esercizio della professione forense ed attualmente lavora come Funzionario Doganale. Per Libera ha fatto parte del Presidio “F. Morvillo”, è stata Vice-Presidente dell’associazione A.D.eS.So. (Antimafia, Diritti e Solidarietà Sociale) ed è stata la Referente dell’Osservatorio dal 29 settembre 2018 al 18 settembre 2021.

Andrea Macario

Direttore
Artistico


Laureato in Scienze Politiche Internazionali (magistrale) all’Università di Genova, è consulente di marketing e comunicazione strategica per varie aziende private, nonché data-analyst. Ha ristrutturato e gestisce il sito.

Marco Antonelli

Autore


Laureato in Scienze Politiche (magistrale) all’Università di Pisa, Master in Prevenzione della Corruzione, è il Referente di Libera La Spezia e autore de “Il Confine: tra Liguria e Toscana, dove le mafie si fanno in quattro”.

Luca Traversa

Già referente
e autrice


Laureato in Giurisprudenza con una tesi sull’associazione mafiosa e la prova del 416 bis nei processi di mafia del Nord, diplomato alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali di Genova, è stato il primo responsabile dell’Osservatorio. Ha lavorato in uno studio legale per 4 anni. É stato membro della Segreteria Regionale di Libera Liguria, attivista nel presidio di Libera Genova “F. Morvillo” (dal 2011 al 2015) e membro dell’associazione A.D.eS.So (Antimafia, Diritti e Solidarietà Sociale). Nel biennio 2018 – 2019 ha vinto i concorsi in Polizia di Stato e  Magistratura ed ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione forense.  Attualmente esercita la funzione di Pubblico Ministero presso il Tribunale di Savona.

Antonio

Già referente, autore e grafico


Laureato in Giurisprudenza e diplomato presso la scuola di Specializzazione per le professioni legali (Università di Genova), è abilitato all’esercizio della professione forense, già funzionario presso il Tribunale di Genova. Già membro dell’Osservatorio dal 2015, per il sito si è occupato di articoli, video, info-grafiche e rassegna stampa, ed è stato Referente dal 18 settembre 2021 al 29 Giugno 2023.

Federica Barabino

Già autrice


Laureata in Giurisprudenza con una tesi sui collaboratori e testimoni di giustizia nei processi di criminalità organizzata, attualmente lavora presso uno studio investigativo e ha frequentato un Master in Criminologia. É stata membro del Presidio di Libera “F. Morvillo”.

Paolo Frosina

Già autore


Laureato in Giurisprudenza, giornalista per passione e – si spera – professione, membro di Libera dal 2009, tra i fondatori del Presidio “F. Morvillo”. Ad oggi fa parte dell’associazione A.D.eS.So. (Antimafia, Diritti e Solidarietà Sociale) e frequenta la Scuola di Giornalismo a Milano.

Martina Norero

Già autrice


laureata in Giurisprudenza con un tesi processual-penalistica sul “doppio binario” in materia di criminalità organizzata, volontaria presso Avvocati di Strada, attualmente lavora in uno studio legale a Milano.

Bernardo Russo

Già autore


Laureato in Psicologia, ha approfondito il tema della cultura ed educazione all’interno della ‘ndrangheta. Si è occupato di interviste e ricerca sociale. Oggi studia criminologia a Milano.

Pietro Mensi

Già autore


Diplomato al Liceo classico C.Colombo, volontario di Libera dal 2011 al 2015, impegnato nel sociale in diverse associazioni. Laureato in Giurisprudenza con una tesi sociologica sulle mafie in Liguria, attualmente lavora per Riparte il futuro ed è impegnato sui temi della corruzione.

Stefano Rossi

Già vignettista e autore


Collabora a diversi progetti di fumetto e comunicazione, ha studiato all’Accademia di Belle Arti della stessa città e storytelling presso StudioStorie. Per l’Osservatorio ha realizzato vignette e scritto articoli.

Guglielmo Cassinelli

Informatico e grafico


Chitarrista per passione e/o professione (suona nei Free Shots), compositore, è l’uomo che ha costruito, materialmente, il sito.

Boris Giuliano

Quando abbiamo deciso di intitolare, simbolicamente, l’Osservatorio sulle Mafie in Liguria ad una vittima del crimine organizzato, ci siamo posti il problema di individuare un profilo che potesse rappresentare la nostra attività, la nostra ambizione, i nostri valori. Volevamo inoltre attribuire il giusto riconoscimento ad una figura non adeguatamente raccontata alle giovani generazioni, commemorata solo nelle occasioni ufficiali. Anche la memoria infatti, come ricorda spesso Nando Dalla Chiesa, è un fatto di classe. Non tutte le vittime di mafia hanno la medesima dignità; non tutte hanno ricevuto un equo tributo dal proprio Paese.

Eppure, tutte, sono cadute a causa dello stesso, terribile, nemico. Chi perché ha cercato di affrontarlo, a viso aperto; chi perché, magari senza volerlo, ci si è imbattuto. Perché la mafia è un’organizzazione criminale che non risparmia nemmeno chi decida di non curarsene.

Dunque, ci siamo interrogati su chi potesse, almeno idealmente, richiamare il nostro lavoro. Un giornalista? Un magistrato? Un poliziotto?

Noi siamo studenti e neolaureati, prevalentemente in materie giuridiche. Tra di noi sono presenti sensibilità diverse: c’è chi sogna di passare il concorso in magistratura, chi desidera indossare una divisa, chi vorrebbe raccontare il mondo cui viviamo, dalle pagine di un giornale o su quelle di un libro.

Ebbene, non era facile trovare una persona che rappresentasse, nel contempo, le nostre diverse anime. Poi abbiamo avuto un’intuizione: noi ragazzi dell’Osservatorio abbiamo lo scopo di raccontare un fenomeno che è stato a lungo sottovalutato, incompreso, ignorato. Ci siamo chiesti dunque: chi ha saputo afferrare gli aspetti più rilevanti del fenomeno mafioso, allora ancora poco indagato? Chi ha avuto la capacità di descriverne la complessità, rivelandone natura, strumenti e obiettivi?

Senza voler stabilire primati – anzi con la consapevolezza che ogni risultato conseguito nella lotta alla mafia è stato il frutto di uno straordinario sforzo collettivo – sicuramente Boris Giuliano è stata una di quelle persone che, per prime, hanno saputo decifrare Cosa Nostra, fornendo un contributo estremamente prezioso per la comprensione delle dinamiche del sodalizio.
Ma Boris Giuliano era anche una persona come tante, vorremmo dire come noi. Amava lo sport, in particolare il basket; era appassionato di viaggi, che da ragazzo si auto-finanziava con piccoli lavoretti (ne sappiamo qualcosa…); era un perfetto conoscitore della lingue inglese.

E soprattutto, come noi, era una persona entusiasta, desiderosa di mettersi in gioco ed orgogliosa di servire il proprio Paese: dopo la strage di Ciaculli del 1963, in cui morirono sette uomini delle Forze dell’Ordine, chiese di essere assegnato alla Squadra Mobile di Palermo, di cui sarebbe divenuto il Capo alla fine della carriera, interrotta prematuramente dal vile piombo mafioso. Boris Giuliano fu un grande investigatore, acuto e lungimirante nelle sue analisi. Tra i primi, infatti, se non per primo, intuì i traffici di droga che collegavano Palermo agli Stati Uniti, fonte inesauribile di profitto per le cosche; tra i primi, ancora, “seguendo gli assegni” (anticipando, così, la grande lezione di Giovanni Falcone), scoprì il riciclaggio del denaro sporco da parte di Cosa Nostra.

La validità del suo lavoro ha trovato pieno riconoscimento nelle parole di Paolo Borsellino, che così si esprime nella storica ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio del maxi-processo


(Trib. Palermo, Uff. Istruzione, 8 novembre 1985, Abbate Giovanni + 706):

La determinazione e la competenza di Boris nella lotta al crimine mafioso andavano fermate: il 21 luglio del 1979 veniva ucciso nel bar sotto casa, mentre si apprestava a consumare la sua amata iris, a colazione. A lui dedichiamo questo lavoro, sperando di fare cosa gradita, e confidando che continui a vegliare su di noi, per guidarci in questa difficile e quanto mai attuale sfida. Vogliamo raccogliere il suo testimone. E quando mangeremo un cornetto (dovendoci accontentare della più modesta tradizione dolciaria locale), durante una delle nostre interminabili riunioni-fiume, ripenseremo ai suoi baffoni scuri, sporchi di zucchero a velo.

A noi piace ricordarlo così.